Zen e Design: 7 principi per progettare la semplicità

Per capire il fascino che il minimalismo esercita sui grandi maestri del design, bisogna risalire alle radici orientali e alla saggezza Zen che li ha ispirati

27 April 2017

Dietro il mantra di Ludwig Mies van der Rohe “less is more”, la purezza dei prodotti di Dieter Rams e l’ostinazione di Steve Jobs per la semplificazione si intravede il richiamo della filosofia Zen. Ognuno di questi maestri del design contemporaneo ha avuto una particolare attrazione per l’estremo oriente e la sua estetica: Mies collezionava libri di filosofia orientale, l’attività casalinga preferita di Rams era la cura del suo giardino giapponese, mentre Jobs praticava la meditazione Zen nella San Francisco degli anni ’70.

La lezione dei grandi maestri del design e l’influenza del modernismo sembrano tornate attuali negli ultimi anni come reazione alla sovrabbondanza di stimoli dell’era informatica, sotto forma di tendenza verso la semplicità e l’essenzialità. Il minimalismo è diventato una moda, ma nella progettazione occorre evitare una semplificazione soltanto di facciata, un’imitazione superficiale degli stilemi più caratteristici. Così facendo si correrebbe il rischio di ottenere soltanto un impoverimento sterile e dannoso al progetto. Come sottolineava Milton Glaser, «less is not necessarily more. […] Just enough is more».

Per il designer contemporaneo può essere utile ritornare alle basi, attingere alla saggezza Zen e trovare una guida nei suoi secolari principi. Tenerne a mente gli insegnamenti e l’attitudine mentale può essere fondamentale in ogni fase del progetto, per trovare la strada giusta e raggiungere la vera semplicità.

I sette principi ispirati dalla filosofia Zen che leggerete di seguito sono ripresi dall’opera di Shin’ichi Hisamatsu, “Zen and the Fine Arts” (1971), un contributo fondamentale alla comprensione dell’estetica dello Zen nelle arti. Questi sette valori fondamentali (inizialmente enunciati da Hisamatsu in riferimento alle opere d’arte visiva e letteraria) possono ispirarci e aiutarci nel nostro approccio alla progettazione:

Poster per “Muji Campsite” - Shinmura Design Office

1. La chiarezza — kanso 簡素

Si ha chiarezza quando le cose sono espresse in modo semplice, piano, spontaneo, quando ciò che è significativo non viene adombrato da inutili orpelli. All’opposto stanno la pignoleria, la minuziosità pedante. L’effetto finale della chiarezza è fresco, nitido, accessibile.

 

2. L’austera dignità — koko 考古

Se la chiarezza deriva da una purezza spontanea, l’austera dignità viene raggiunta solo quando si asciuga l’opera fino all’essenza. Questa bellezza grave mette in evidenza il ruvido fascino e la coerenza della maturità. Come diceva (forse) Antoine de Saint-Exupéry, «la perfezione non si ottiene quando non c’è più nulla da aggiungere, bensì quando non c’è più nulla da togliere».

 

3. La naturalezza — shizen 自然

Qui il termine “naturale” non va inteso come “naif” o “istintivo”. La naturalezza di un’opera sta nel mostrare il suo carattere intenzionale e il suo proposito senza risultare artificiosa o insincera. Hisamatsu scrive: «la naturalezza emerge quando l’artista penetra così profondamente in ciò che sta creando da cancellare ogni sforzo consapevole». Per raggiungere questo valore sono richiesti pratica costante, profonda conoscenza della tecnica e grande concentrazione.

 

4. Il riverbero — yugen 幽玄

Il principio del riverbero mette in luce come spesso la suggestione sia molto più potente della piena manifestazione. L’opera deve essere profonda, sottile. Deve stimolare l’immaginazione, la domanda, la riflessione, anziché esaurirsi subito e ristagnare. La curiosità degli utenti è una spinta all’azione molto potente e come tale può essere sfruttata dal designer.

 

5. L’irregolarità — fukinsei 不均整

L’irregolarità si presenta come valore quando l’opera non è irretita nell’ossessiva ricerca della perfezione e va oltre la simmetrica esattezza. Questa caratteristica è peculiare dell’incompiuto e, traslata nel nostro campo, può consistere in un equilibrio dinamico di forme asimmetriche o nella scelta di un iter progettuale che incoraggi la partecipazione attiva (co-design) da parte degli utenti.

 

6. La libertà dall’abitudine — datsuzoku 脱俗

Quando la routine viene spezzata emergono la creatività e l’innovazione. Questo principio descrive la sensazione di stupore e l’energia che scaturisce quando si va oltre le convenzioni e le regole normalmente accettate. Bisogna adottare quella che nella dottrina Zen viene chiamata “mente del principiante”: l’attitudine a non dare niente per scontato, ad affrontare ogni problema a mente fresca, a porsi le domande più basilari per superare i modi consueti di agire e ragionare.

 

7. La serenità — seijaku 静寂

Questo principio presenta l’artista che diventa tutt’uno con la realtà circostante, imperturbabile. La vera essenza dell’energia creativa può essere trovata solo in uno stato simile di calma attiva, di tranquillità solitaria guadagnata grazie alla pratica meditativa. Ed è proprio nei momenti più caotici e frenetici che questo valore riesce a mostrarsi con maggiore impatto, come suggerisce il detto Zen: «Con il grido dell’uccello la montagna diviene ancora più quieta».

Poster per “Muji Campsite” - Shinmura Design Office

Abbiamo dato un veloce sguardo a sette principi essenziali della cultura Zen, con particolare attenzione alle implicazioni legate al design.

«In ciascuno di questi sette tratti unitari sono contenuti anche gli altri. Certo, è possibile che – secondo la situazione del momento – un determinato tratto risalti sugli altri e che gli altri passino sullo sfondo» scrive Hisamatsu. «Ma questi tratti essenziali non sussistono isolati ciascuno per sé; sono invece perfettamente fusi e formano un tutto unitario».

È proprio qua il punto fondamentale: se assimilati e impiegati come un insieme coeso di principi di progettazione, questi concetti possono metterci sulla buona strada e guidare i nostri sforzi verso quell’ideale di minimalismo che risiede nel sorprendente impatto della semplicità.

Le immagini qui riprodotte sono tratte dai magnifici poster progettati da Shinmura Design Office nel 2015 per MUJI Campsite.




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