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Scenari futuri per Brand designer
27 March 2024 — Un corso accademico per allargare la prospettiva progettuale, nello spazio e nel tempo
Chi è pienamente soddisfatto della propria vita alzi la mano.
Se hai alzato la mano, complimenti! Puoi smettere di leggere questa pagina.
In caso contrario, benvenuto, non sei da solo: la maggior parte delle persone guarda con ansia al proprio futuro, oppure si trova paralizzata in un presente insoddisfacente, o ancora vive piena di rimorsi per le proprie scelte passate.
La difficoltà nell’affrontare le grandi e piccole scelte della vita sta nel fatto che queste si configurano come “wicked problems” — letteralmente problemi malvagi — teorizzati dai designer e urbanisti Rittel e Webber nel 1973 con queste caratteristiche:
È chiaro che questo genere di problemi si sottrae a un approccio risolutivo lineare basato sulla logica razionale o sull’analisi preliminare dei dati.
Ed è proprio qua che ci viene in aiuto il design thinking: per iniziare il proprio progetto di life design bisogna iniziare a pensare come un designer.
Il design thinking è un metodo creativo di risoluzione di problemi complessi, che va ben oltre i confini canonici del disegno industriale tradizionale: qua la parola “design” è intesa nel suo senso più ampio di “progettazione”.
Teorizzato a partire dagli anni ’60, è dall’inizio del XXI secolo che questo approccio al problem solving viene applicato per la progettazione di servizi, sistemi aziendali, sociali e urbani.
Negli anni sono state ideate diverse rappresentazioni e classificazioni del processo risolutivo tipico del design thinking, ma tutte si basano su un ciclo di tre fasi principali: 1. ricerca/ispirazione; 2. ideazione; 3. prototipazione/test.
Per chi volesse approfondire la storia e l’evoluzione del design thinking, il web è pieno di articoli interessanti, come questo e questo.
L’idea di applicare il design thinking alla progettazione della propria vita sta prendendo piede negli ultimi tempi: è dal 2008 che Bill Burnett e Dave Evans tengono un corso chiamato “Designing your life” all’università di Stanford. Da allora hanno aiutato più di 1.000 studenti a creare una carriera appagante e nel 2016 è uscito il loro libro, che racconta alcune storie emblematiche e mette a disposizione di tutti gli esercizi del corso.
Nel 2015 è uscito anche “Design the life you love”, opera della designer di origini turche Ayse Birsel. Costretta dalla crisi del 2008 a ripensare la sua vita lavorativa, ha iniziato a usare gli strumenti e gli atteggiamenti mentali tipici del suo mestiere per decostruire gli elementi della propria vita e ricostruirli in una nuova forma creativa. Da questo lavoro su se stessa è emersa la volontà di aiutare gli altri a fare lo stesso con le proprie vite e così ha iniziato a condividere il suo metodo tramite workshop, eventi e il libro.
Ma come può il design thinking aiutarci nella progettazione di una vita felice e appagante?
La risposta sta negli elementi chiave di questo atteggiamento mentale e nel suo metodo di azione.
Per assicurare la buona riuscita di un progetto, il processo parte sempre da una ricerca su ciò che le persone coinvolte desiderano e necessitano, dai loro dubbi e dalle loro aspettative.
Nel caso del life design l’introspezione è la chiave: ci serve l’abilità di osservare le nostre emozioni e i nostri pensieri con curiosità e mente fresca. L’obiettivo è scoprire dentro di noi le motivazioni profonde che costituiscono la nostra personalissima definizione di una vita felice, gli ingredienti da cui partire per la generazione di idee.
Il design thinking stimola a guardare alle situazioni da prospettive diverse per giungere a soluzioni innovative e più efficaci.
Questo atteggiamento, nel life design, ci aiuta a scrollarci di dosso pregiudizi e convenzioni che possono frenarci nell’immaginare un futuro appagante e nel guardare oltre le opzioni più banali e scontate. Tra tutte le ricette con gli ingredienti a disposizione non ce n’è soltanto una corretta: dentro di noi ci sono molteplici vite, tutte meritevoli di essere vissute.
Aver trovato delle idee brillanti non basta, il passo successivo è metterle alla prova in un ambiente protetto, tramite prototipi e test.
Questo passaggio è quello che più spesso dimentichiamo nelle grandi scelte di vita: difficilmente compriamo un’auto senza prima un test-drive, né ci iscriviamo in palestra senza una lezione di prova, eppure quando scegliamo un corso universitario o accettiamo un nuovo posto di lavoro lo facciamo quasi a scatola chiusa. La fase di prototipazione è quindi fondamentale: soltanto smettendo di rimuginare e iniziando ad agire possiamo verificare le nostre ipotesi e gli aspetti nebulosi delle opzioni a disposizione, prima di scegliere.
Il design thinking procede per continui cicli di affinazione: dai test sui prototipi riceviamo feedback e nuovi spunti che in prima battuta non avevamo considerato; dagli spunti possiamo generare nuove idee e da queste nuovi prototipi più accurati da mettere alla prova; e così via.
Allo stesso modo la strada per il successo nella vita non segue un percorso rettilineo. I fallimenti e i cambi di rotta sono parti necessarie di un processo di life design che non è mai concluso.
Da ognuno di questi elementi chiave derivano degli spunti concreti di azione per iniziare a orientarsi nel presente, costruire una bussola per il futuro e riuscire a costruire una vita ben progettata. Se vuoi approfondire i temi del life design scrivimi!
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