5 cose che ho imparato nel mio primo anno di meditazione

Accostandomi alla meditazione da principiante, ho imparato a superare gli ostacoli più comuni e sfatare i falsi miti che impediscono alle persone di iniziare la pratica e trarne beneficio

26 December 2017

Molti nutrono viva curiosità per la meditazione, eppure spesso ne hanno un’idea distorta e faticano a comprenderne appieno i dettagli e i benefici. Parlando con amici e conoscenti di questa abitudine quotidiana che ho iniziato a coltivare durante l’ultimo anno, ho ritrovato 5 pregiudizi e obiezioni ricorrenti che frenano l’interesse verso la meditazione e troppo spesso impediscono una seria valutazione sull’opportunità di iniziare a praticare.

Anche io mi sono trovato ad affrontare gli stessi ostacoli prima di avvicinarmi seriamente alla pratica e durante tutto questo primo anno: la speranza è che, raccontando la mia esperienza personale da principiante, altre persone possano superare la barriera di scetticismo e iniziare un percorso di coscienza positivo per la propria vita.

Meditare non è solo per fricchettoni o monaci buddisti

1. Meditare non è solo per fricchettoni o monaci buddisti

La domanda più frequente che ho ricevuto parlando di meditazione è stata: “Ah, e quand’è che sei diventato un hippie/buddista/new age/santone?”. È credenza popolare che la meditazione implichi l’adesione a una religione o addirittura l’appartenenza a qualche setta.
La verità è che per meditare non sono necessari abiti o accessori particolari, posizioni o gesti esoterici, incensi, musiche cosmiche, campane tibetane né una motivazione spirituale alle spalle, a meno che non lo vogliate voi.

La meditazione è una pratica neutra, che può essere assolutamente laica e secolare senza perdere le sue caratteristiche primarie o essere in qualche modo sminuita. Anzi, un atteggiamento minimalista nei confronti della meditazione permette di comprenderne meglio l’essenza, senza filtri o sovrastrutture accessorie.

La meditazione non è la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi

2. La meditazione non è la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi

Non aspettarti di raggiungere la pace assoluta con 10 minuti di meditazione. Uno degli errori più comuni è quello di cominciare a meditare sulla spinta dell’entusiasmo, pieni di attese e speranze: “inizio a meditare così non sarò mai più stressato, dormirò come un angioletto, sarò perfettamente lucido e concentrato mentre il mondo crolla”.

La probabilità di rimanere delusi è altissima e il rischio è di abbandonare la pratica perché non si vedono risultati sorprendenti in poco tempo. Uno degli insegnamenti più preziosi ricevuti in quest’anno è stato quello di abbandonare ogni aspettativa relativa alla pratica. Meditare per raggiungere un obiettivo è una contraddizione: non esiste successo o fallimento, non ci sono traguardi o premi.

I benefici che si traggono dalla pratica sono concreti e dimostrati scientificamente, ma spesso sono così sottili e incrementali che possiamo notarli solo guardandoci alle spalle dopo un certo periodo. Inoltre, lo stato di maggiore chiarezza a cui si può accedere con la pratica è come una pianta di cui prendersi cura: va continuamente coltivato, non è mai definitivo.

Non è necessario un maestro, un corso o un ritiro per iniziare a meditare

3. Non è necessario un maestro, un corso o un ritiro per iniziare a meditare

I buoni maestri possono essere importanti per approfondire e perfezionare la tecnica, ma la base di partenza della meditazione è così semplice che si può mettere in pratica da subito. Ci sono tutorial, libri, applicazioni facilmente reperibili che possono permetterci di proseguire l’apprendimento e modellare la meditazione sui nostri bisogni e convinzioni. Il non sapere “come si fa” non deve costituire un impedimento all’inizio della propria pratica personale.

Perché non provi proprio adesso?
Basta soltanto un minuto (60 secondi) del tuo tempo
.

Siediti in un luogo tranquillo con la schiena eretta (ma non rigida) e chiudi gli occhi.
Nota il ritmo del tuo respiro che entra ed esce, concentrandoti sulla sensazione di una parte specifica del corpo (naso, petto o pancia).
A questo punto la tua testa comincerà a riempirsi di pensieri, idee, ricordi, progetti. È perfettamente normale: meditare non significa non pensare a nulla.
Il segreto sta nell’accorgerti di quando la tua mente sta andando alla deriva appiccicandosi a un pensiero e riportarla con calma alla concentrazione sul respiro, senza giudicare te o i tuoi pensieri.
Fai questo ogni volta che la tua mente inizia a vagare: sarà difficile all’inizio, ma pian piano cominceranno a schiudersi dentro di te momenti di quiete sempre più profondi.
Quando scade il minuto, riapri gli occhi.

Complimenti! Hai appena completato la tua prima sessione di meditazione.

Non servono ore e ore libere da dedicare alla meditazione ogni giorno

4. Non servono ore e ore libere da dedicare alla meditazione ogni giorno

L’ostacolo maggiore contro l’abitudine alla meditazione è uno dei più comuni ai giorni nostri: “Le mie giornate sono già così piene, figurati se riesco a trovare il tempo anche per mettermi a meditare…” Può sembrare un’obiezione corretta, se nella nostra mente scorrono immagini di monaci zen immobili per ore, per giorni, immersi nella meditazione.

Ma la realtà è che bastano soltanto dieci minuti al giorno per una pratica efficace. E poi si può cominciare gradualmente: anche io ho iniziato il primo giorno con una sessione da un minuto come quella descritta al punto precedente. Il secondo giorno la sessione è durata due minuti, il terzo tre, fino a raggiungere i dieci minuti. La chiave per il successo è formare un’abitudine fissa nella nostra routine quotidiana, preferibilmente la mattina presto, come prima attività del giorno prima di essere travolti dalla frenesia. Una volta che la pratica sarà radicata, potremo decidere se dedicarvi più tempo e adattarla ai nostri ritmi (adesso medito per 15-20 minuti al giorno).

Grazie alla pratica, poi, potremo accorgerci con più chiarezza dei momenti della giornata in cui viviamo con il pilota automatico, di tutto il tempo sprecato in occupazioni inutili e insignificanti. Alla fine i pochi minuti impiegati a meditare potrebbero addirittura tradursi in un grande risparmio di tempo utile per attività più significative.

Non dobbiamo temere i nostri pensieri

5. Non dobbiamo temere i nostri pensieri

Una cara amica di recente mi ha detto: “Preferisco non iniziare a meditare, altrimenti rischio di scoperchiare il vaso di Pandora dei pensieri nella mia testa”. Questa osservazione mi ha fatto molto riflettere sull’effetto dirompente che i nostri pensieri possono avere su di noi.

Pensa al tuo futuro! Non fare nulla di cui poi ti pentirai! Bisogna pianificare il domani! Ah, se mi fossi comportato diversamente! Andrà tutto bene? Cosa ho fatto di sbagliato per meritarmi questo? Troverò mai la felicità? Come farò a risolvere quel problema?

Pensieri del genere ci assillano continuamente. Le preoccupazioni per il futuro e i rimpianti del passato ci opprimono e non ci permettono di vivere sereni. Quando meditiamo non possiamo chiudere la porta in faccia a questi pensieri, ma possiamo osservarli sotto una nuova prospettiva. I più illuminati dicono che il passato e il futuro sono mere illusioni. Esiste solo il momento che stiamo vivendo adesso, leggendo queste parole.

Con la pratica possiamo vivere pienamente e con coscienza nel presente e, per esempio, accorgerci dei sintomi dell’ansia nel momento in cui sta provando ad assalirci: battito accelerato, bocca secca, caos mentale, istinto di fuga. Notare questi segnali ci permette di non identificarci con l’ansia, bensì di osservarla come dall’esterno.

Questo atteggiamento di “mindfulness” è determinante. Se non notiamo cosa sta succedendo nel momento, allora non possiamo scegliere come rispondere a queste sensazioni (qualunque esse siano) e ci troviamo soggiogati. Se siamo coscienti, invece, possiamo esercitare una scelta su ciò che facciamo. Possiamo agire non in risposta alla pressione dei sentimenti e dei pensieri, ma perché siamo consapevoli di cosa vogliamo.

5 cose che ho imparato nel mio primo anno di meditazione

All’inizio del 2017 avevo espresso un solo buon proposito: iniziare a meditare con costanza, ogni giorno. Salvo rarissime eccezioni nella prima parte dell’anno, sono riuscito a raggiungere l’obiettivo. La meditazione è diventata una pratica quotidiana, un momento prezioso della mia giornata, che sono riuscito a preservare finora nonostante gli impegni, gli imprevisti, le trasformazioni (ho meditato anche il giorno in cui è nata Olimpia!).

Meditare non mi mette al riparo dall’insorgere di cattivi pensieri, sconforto, preoccupazione, rabbia. Semplicemente mi dà strumenti più accurati per accorgermi di questi momenti e poterli affrontare meglio giorno dopo giorno.

Spero che, leggendo questo articolo, anche tu possa decidere oggi stesso di iniziare questo percorso e vivere d’ora in poi nel presente.


Post scriptum: cinque anni dopo

È passato tanto tempo da quando ho scritto questo post. Nel frattempo ho imparato a diffidare della banalizzazione della meditazione, denudata dei suoi aspetti tradizionali e spirituali nell’ultimo decennio per risultare più monetizzabile, familiare e appetibile al pubblico occidentale.

Le formulette facili, le app a pagamento, l’ossessione per il quantified self e soprattutto la convinzione neo-liberista che il problema sia tutto nella tua testa (e non nella società disfunzionale) mi hanno allontanato dall’entusiasmo del principiante.

Nonostante abbia smesso da tempo di meditare ogni giorno (ahimé), resto convinto che aver approcciato questa pratica mi abbia cambiato profondamente, in meglio. Ecco perché ho deciso di lasciare questo post online, con questa doverosa postilla.

Per chi fosse interessato a esplorare anche il lato oscuro della meditazione occidentalizzata, consiglio l’ottimo saggio di Ronald Purser, McMindfulness. How Mindfulness became the new Capitalist Spirituality.




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